Anna Maria Amorelli - La solitudine
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La solitudine. Oggi la vivo. Non la subisco.
La temo. Mi piace. A tratti O forse sempre. Non lo so.
Ma oggi voglio raccontarla. Provo a parlarle attraverso i miei pensieri.
Sono certa che la solitudine è donna. Perchè fa i dispetti di una bambina capricciosa, non è pronta a chiederti scusa ed è molto sicura di sè.
Nella mia fragilità di donna, vorrei chiederle come faccia a presentarsi senza essere invitata, e se è consapevole del fascino e del potere che sono insite nella sua natura.
La ricordo, tangibile, quando da bambina correvo sulla spiaggia e sentivo le urla di mia madre svanire poco a poco e poi incontrare lei, che mi regalava paura e disperazione, incurante.
La sento nei corridoi dell infanzia, quando il buio ti trafiggeva e cercavi il contatto di un abbraccio e la morbidezza tra il profumo dei capelli di mamma che dormiva.
La osservo quando giace, per terra, tra clochard disperati o tra le vetrine dei negozi alla ricerca dei capi più prestigiosi. Nei libri, tra le parola di chi scrive per sè stesso, credendo di farlo per altruismo. Nei quadri, ricercando le ispirazioni di coloro che hanno sacrificato tempi, spazi, amicizie, sorrisi, baci, carezze in cambio dell immortalità.
La chiamo quando, mio malgrado, sono costretta ad ascoltare conversazioni noiose o parole al vento che non aiutano l anima, ma vivono per se stesse e per l egoismo di chi le pronuncia.
La rifuggo, quando, felice, vivo tra le morbide labbra di un bacio, di una suadente parola che mi riportano a quella corsa sulla spiaggia, senza solitari tramonti, ma con la gioia di vivere per la vita.